Molto bello e fonte di molteplici riflessioni a proposito di come taluni personaggi famosi, che dalla vita hanno avuto successo nell’arte, nel mondo dello spettacolo, nella musica o nel cinema, abbiano commesso errori o superficialità tanto comuni quanto devastanti sul patrimonio che sono stati in grado di generare.

“eredità VIP” racconta come hanno o non hanno predisposto il passaggio del proprio patrimonio persone del calibro di Giacomo Puccini, Luciano Pavarotti, Lucio Dalla, Alberto Sordi e la sorella, Alberto Burri. Narra ciò che hanno fatto in proposito due grandi imprenditori che hanno scritto la storia dell’industri italiana: Gianni Agnelli e Bernardo Caprotti.

A prima vista possono sembrare storie lontane, così avulse dalla realtà di persone più comuni e così improbabili dal ripetersi in situazioni a noi più vicine e famigliari.

Eppure non è così. Sono storie talmente “normali” da lasciare perplessi e stupiti. Proprio così: storie normali…

Oggi non sono più così rare le seconde nozze e i figli nati da matrimoni successivi. Così come non sono rare le coppie senza figli o i single. Ciò che senz’altro può essere differente è l’entità del patrimonio, neanche la complessità. In fondo si tratta sempre di denaro, immobili e oggetti di valore. L’unico elemento di vera complessità è rappresentato dall’azienda quando questa esiste. Spesso rimaniamo di stucco di fronte al fatto che immensi patrimoni possano finire ai nipoti del maggiordomo o a lontani parenti che il personaggio famoso di turno forse non ha nemmeno mai incontrato in vita. Liti ereditarie a cui i giornali dedicano infiniti articoli si protraggono per anni … proprio come le dispute ereditarie del tuo vicino di casa o del tuo conoscente.

Ciò che accomuna le storie di questi personaggi famosi e la realtà che viviamo tutti i giorni è la mancanza di pianificazione oppure la presenza di una pianificazione incompleta o errata. Esattamente come accade nella realtà di persone “comuni”.

Noi forse non abbiamo il maggiordomo a cui potrebbe arrivare in eredità la nostra casa, ma è possibile che ci siano intorno a noi persone a cui non lasceremmo, se decidessimo in vita, neanche una moneta bucata. Non è forse la stessa cosa?

Chi ha figli nati in differenti matrimoni o figli ai quali ha già donato in vita, non vuole (generalmente) riequilibrare le posizioni? Chi non ha figli pensa, di solito, che il proprio patrimonio vada automaticamente tutto al proprio coniuge, senza immaginare, invece, che la legge italiana prevede diversamente se, accanto al coniuge superstite, ci sono anche fratelli o genitori della persona che viene a mancare.

Non ti sembrano situazioni “comuni” e non solo da vip?

Il libro è bello, molto bello perché persone famose, importanti, con un patrimonio difficile addirittura da quantificare, assumono una dimensione vicina e “normale”.

La storia di Gianni Agnelli e quella di Bernardo Caprotti sono l’opposto di tutte quelle senza pianificazione successoria. Loro hanno deciso, previsto, pianificato. Nei minimi dettagli. Gianni Agnelli con strumenti sofisticati e più complessi; Bernardo Caprotti con un “semplice” testamento.

La presenza di una grande azienda, alla quale sono legati i destini non solo della famiglia imprenditoriale, ma anche i destini della stessa azienda e di tutte le persone e famiglie che da questa dipendono può aver generato il desiderio di pianificare per tempo evitando che liti ereditarie potessero bloccare l’azienda e il futuro di così tante persone? Non lo so. In fondo sono così tanti gli imprenditori italiani che non fanno alcun tipo di pianificazione… poche aziende superano il primo passaggio generazionale, pochissime quelle che arrivano al terzo. Certo è che la volontà fortissima che tutto potesse andare come desiderato in vita ha spinto Gianni Agnelli e Bernardo Caprotti a pianificare per tempo e con successo.

La paura di decidere, la possibilità di scontentare qualcuno, il rifiuto di qualcosa di inevitabile, l’eterna attesa del momento giusto per fare delle scelte hanno portato grandi patrimoni, realizzati con sacrificio e impegno, nelle mani di perfetti sconosciuti o di persone che forse poco meritavano tutto ciò che hanno ricevuto. E tutto ciò è comune, tutte queste paure sono comuni, tutte queste difficoltà sono comuni.

L’entità del patrimonio non deve fare la differenza nel pianificare oppure no. In fondo tutti i patrimoni sono stati costruiti con sforzo, nostro o delle persone che ce lo hanno lasciato.

Non mi stancherò mai di ripeterlo alle persone a me vicine, ai miei famigliari, ai miei amici e ai miei clienti. E ogni volta che mi metto con loro al lavoro su questa tema, inevitabilmente ci troviamo di fronte a ripercorrere momenti bellissimi e momenti più difficili, situazioni di gioia ed altre più complicate … il finale si materializza sempre nella sensazione e nella concretezza di aver agito come meglio non potevamo fare.