19
Gen 2022
“Surprise!”
La storia è, soprattutto, lo studio di eventi inattesi e sorprendenti.
E’ facile avere una profonda conoscenza della storia dell’economia e degli investimenti. Dal loro studio, è possibile calibrare le aspettative, capire dove le persone tendono a sbagliare ed avere una guida approssimativa di cosa tende a funzionare. Ma la storia dell’economia non può essere, in ogni caso, una mappa del futuro.
I geologi possono osservare miliardi di dati storici e creare modelli di come la terra si comporta. Così i meteorologi e così anche i dottori: i reni funzionano nel 2020 come funzionavano nel 1020.
Ma investire non è la stessa cosa. Investire è prendere decisioni imperfette con informazioni limitate su cose che hanno un grande impatto sul benessere delle persone e che possono rendere anche le persone più smart nervose, avide o paranoiche.
La pietra miliare dell’economia risiede proprio nel fatto che le cose cambiano nel tempo: poche cose rimangono allo stesso modo per molto tempo, il che significa che non possiamo trattare gli studiosi di economia come profeti.
Due cose pericolose accadono quando ci affidiamo troppo fortemente alla storia degli investimenti come guida di quello che potrebbe accadere in futuro.
La prima è che, probabilmente, perdiamo gli eventi anomali che hanno mosso maggiormente la storia.
La grande depressione, la Seconda guerra mondiale, la bolla internet, l’11 settembre, lo scoppio del mercato immobiliare a metà degli anni 2000, sono una manciata di eventi anomali che hanno giocato un ruolo enorme ed hanno influenzato tanti altri scollegati eventi.
Nel 19-esimo e nel 20-esimo secolo sono nate 15 miliardi di persone. Ma provate ad immaginare come differente sarebbe oggi l’economia globale, e l’intero mondo, se solo 7 di loro non fossero mai esistiti:
- Adolf Hitler
- Joseph Stalin
- Mao Zedong
- Gavrilo Princip
- Thomas Edison
- Bill Gates
- Martin Luther King
E questa non è certamente la lista più significativa. Ma quasi tutto nel mondo, dai confini geografici che oggi conosciamo alla tecnologia e alle regole civili, sarebbe diverso se queste sette persone non avessero lasciato il loro segno. Un altro modo di vederla è che lo 0, 00000000004% delle persone nate fra il 19-esimo ed il 20-esimo secolo è stato responsabile di forse la maggior parte della direzione del mondo nell’ultimo secolo.
Stessa considerazione a proposito degli eventi di coda può dirsi per progetti, innovazioni ed eventi. Immagine l’ultimo secolo senza:
- La Grande Depressione
- La Seconda Guerra mondiale
- Il progetto Manhattan
- Vaccini
- Antibiotici
- Arpanet
- 11 settembre
- La caduta dell’Unione Sovietica
Quanti progetti ed eventi sono successi nel ventesimo secolo? Miliardi, triliardi, chi lo sa. Ma quegli otto, da soli, hanno impattato il mondo su ordini di grandezza molto più grandi rispetto agli altri.
Gli eventi di coda si sottovalutano facilmente perché si sottovaluta il modo in cui le cose crescono. Come, per esempio, l’11 settembre: esso ha richiesto alla Fed il taglio dei tassi di interesse, che ha favorito la crescita della bolla immobiliare, che ha portato alla crisi finanziaria, che ha portato ad un povero mercato del lavoro, che ha portato milioni a cercare un’istruzione universitaria adeguata, che ha portato 1.6 trilioni di prestiti a studenti con un tasso di default del 10.8%.
Non è intuitivo collegare 19 dirottatori all’attuale dimensione dei prestiti agli studenti, ma questo è quello che succede in un mondo guidato da pochi eventi di coda anomali.
La maggior parte di quello che accade in ogni dato momento nell’economia globale può essere legato ad una manciata di eventi passati che era quasi impossibile prevedere.
Difficile prevedere come sarebbe stata la tecnologia se Bill Gates fosse morto di polio perchè Salk non avesse trovato per tempo un vaccino efficace.
Il problema è che noi spesso usiamo eventi come la Grande Depressione o la Seconda guerra mondiale come i peggior scenari e facciamo le nostre previsioni sulla base di questi scenari.
In realtà gli eventi economici più importanti del futuro saranno eventi senza precedenti.
La seconda cosa che rischiamo di perderci facendo troppo affidamento sulla storia dell’economia e degli investimenti è che la storia può essere una guida misleading, per il futuro dell’economia e dei mercati azionari, perché non tiene conto dei cambiamenti strutturali avvenuti e che sono rilevanti nel mondo di oggi.
Prendiamo l’S&P, per esempio. Esso non includeva titoli bancari fino al 1976; oggi essi rappresentano il 16% dell’indice. Titoli tecnologici non esistevano fino a 50 anni fa. Oggi sono più di un quinto dell’indice. Le regole di contabilità sono cambiate. Così quelle di disclosure e di auditing.
Il tempo fra le recessioni americane è cambiato drammaticamente negli ultimi 150 anni.
Il tempo medio fra una recessione e l’altra è cresciuto da circa due anni sul finire dell’800 ai cinque anni agli inizi del 20-esimo secolo agli otto anni dell’ultimo mezzo secolo.
Oggi qualcuno dice che stiamo andando in recessione e sono passati 12 anni dall’ultima recessione.
Ci sono molte teorie sul perché le recessioni sono diventate meno frequenti. Una è che la Fed, oggi, gestisce meglio i cicli o, almeno, li estende.
Ciò che ci interessa è che le cose cambiano.
Infine, consideriamo il lavoro di un uomo che molti considerano una delle più grandi menti di investimento di tutti i tempi: Benjamin Graham.
Il libro di Graham, “L’investitore intelligente”, è più che una teoria. Fornisce direzioni pratiche e formule che gli investitori possono usare per prendere accurate decisioni d’investimento: dà istruzioni step-by-step per diventare ricchi.
C’è una cosa, però: poche formule attualmente funzionano.
Graham sostiene che bisogna comprare azioni che quotano meno del loro patrimonio netto operativo. Sembra logico … ma pochi titoli oggi quotano in questo modo. Se noi avessimo seguito quest’indicazione, non avremmo avuto in portafoglio negli ultimi dieci anni nessun titolo bancario o assicurativo. E questo sarebbe stato sbagliato.
“L’investitore intelligente” è uno più grandi libri di tutti i tempi ma non ci sono molti investitori che hanno fatto bene seguendo le indicazioni di Graham. Il libro è pieno di saggezza. Lui stesso era un investitore di grande successo. Eppure, il libro non funziona. Come mai?
Jason Zweig, che ha commentato l’ultima versione del libro di Graham, scrisse che Graham costantemente sperimentava e ritestata le sue ipotesi cercando quella che funzionasse. Non lavorava su cosa aveva funzionato il giorno precedente ma su cosa avrebbe funzionato il giorno successivo. Graham scartava la formula presentata nell’edizione precedente e presentava la nuova, dichiarando che “le precedenti formule non funzionavano o non funzionavano più come prima e che le nuove erano quelle che funzionavano.”
Una delle critiche mosse a Graham era che le formule dell’edizione del 1972 erano formule antiquate. Egli rispose: “Certo che lo sono! Quelle sono le formule usate per rimpiazzare le formule dell’edizione del 1965, che hanno rimpiazzato le formule del 1954, che hanno rimpiazzato le formule del 1949 che hanno rimpiazzato quelle originali presentate nell’edizione del 1934”.
Graham morì nel 1976. Appena prima di morire, a Graham fu chiesto se l’analisi dei singoli titoli rimaneva la sua strategia preferita. Egli rispose: “In generale, no. Non sono più un sostenitore di elaborate tecniche di analisi dei titoli per trovare superiori opportunità di valore. Questa è stata un’attività gratificante, diciamo, 40 anni fa, quando il nostro libro di testo è stato pubblicato per la prima volta. Ma la situazione è molto cambiata da allora.”
Cos’era cambiato? La competizione era cresciuta così come erano emerse altre opportunità. La tecnologia ha reso le informazioni più accessibili e l’economia è cambiata perché è sciftata da settori industriali a settori tecnologici che hanno un diverso ciclo di business e un diverso uso di capitale.
Molti investitori ed economisti traggono conforto dal sapere che le loro previsioni si basano su decenni di dati. Ma, poiché le economie evolvono, la sola storia recente è spesso la miglior guida per il futuro perché è più probabile che sia essa ad includere condizioni rilevanti per il futuro.
Gli studiosi di economia e di investimenti non sono profeti.
Questo non significa che dobbiamo ignorare la storia quando pensiamo al denaro. Ma c’è un’importante sfumatura. Più guardi indietro nella storia, più generali dovrebbero essere i takeaways da portare a casa.
Questo è, per lo meno, il modello che io seguo quando imposto e coltivo il portafoglio per i miei clienti nel tempo.
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