08
Nov 2019
Fare testamento porta sfortuna?
Noi italiani, si sa, siamo un popolo di scaramantici. Ferri di cavallo, cornetti rossi ed ogni sorta di gesto scaramantico ci serve per cacciare la sfortuna e le disavventure, illudendoci che basti così poco…
Fare testamento, per qualcuno, rientra fra quelle azioni da non fare mai per non incappare nella peggiore delle disgrazie. Ma è davvero così? Ne sei proprio sicuro? Proviamo ad osservare la “questione” da un altro punto di vista.
Il testamento è una scacchiera e tu sei il regista del gioco. Le pedine sono tutto ciò che compongono il tuo patrimonio: denaro, immobili, oggetti d’arte, gioielli di famiglia, automobili, azienda … I sentimenti sono gli ostacoli: strano? No. La voglia di privilegiare qualche famigliare, la volontà di trattare tutti gli eredi allo stesso modo, il desiderio di escluderne qualcuno, la sicurezza che tanto nessuno litigherà, la paura di attribuire creando malumori e malcontento, la paura delle azioni “porta-sfortuna” … potrei andare avanti ancora parecchio. Sono proprio tutti questi sentimenti che ti “costringono” a rimandare, a restare fermo di fronte alla scacchiera. Ma restare fermo davanti alla scacchiera ti porta alla vittoria?
Osservando la “questione” da questo punto di vista, è chiaro che il testamento-scacchiera è solo un mezzo, è uno strumento che usi per giocare al gioco.
A differenza di altri “strumenti” però, il testamento ha delle caratteristiche fondamentali: è il più semplice, è quello che ti permette di cambiare strategia tutte le volte che vuoi, è quello che non ti costa nulla, è quello che puoi utilizzare anche quando il tuo patrimonio è complesso e articolato oppure quando il tuo patrimonio è semplice, poco diversificato.
Osserva le pedine. Immobili. La ricchezza degli italiani è rappresentata per oltre il 65% da immobili i quali hanno il grande svantaggio di essere un bene indivisibile e sono per questo forieri di grandi dissidi. Essere comproprietari di immobili è una delle cause che ha contribuito maggiormente ad affollare i tribunali d’Italia perché essere comproprietari significa dover prendere decisioni tutti insieme ed essere tutti concordi sulla decisione adottata. Essere d’accordo su come utilizzare l’immobile, sul prezzo a cui venderlo, sul prezzo a cui affittarlo, sulle spese straordinarie da sostenere e così via. I figli non nascono litigiosi. Ognuno però segue la propria strada e le proprie passioni. C’è il figlio che va all’estero per lavoro e si crea una famiglia all’estero, c’è quello a cui non interessa avere immobili da seguire e gestire, c’è il figlio che dell’immobile ha bisogno perché si trova in difficoltà economiche, c’è quello alla cui moglie piace vivere in un luogo diverso e avanti con tantissimi altri esempi. Interessi diversi ed esigenze differenti portano i figli ad avere obiettivi diversi sullo stesso immobile e, a quanto dicono i tribunali, li portano spessissimo a discuterne proprio lì, assistiti dai propri avvocati. E intanto l’immobile non può essere affittato, non può essere venduto, non si sostengono spese per evitare che si rovini…
Altra pedina: azienda. In Italia il 92% delle aziende sono “famigliari”. La successione dell’azienda non può essere affidata al caso: ne va della sopravvivenza stessa dell’azienda, delle relazioni all’interno della famiglia dell’imprenditore, del sostentamento delle famiglie dei dipendenti e del tessuto economico stesso. Quanta fatica fa l’imprenditore per avviare l’azienda sulla strada del successo e della crescita? Quante risorse di tempo, di denaro, di “anima” dedica al suo progetto imprenditoriale? Perché non dovrebbe essere lui a decidere come andrà avanti la sua azienda dopo di lui? Perché non dovrebbe anelare all’infinito per la sua impresa? In fondo, gli ha dedicato una vita intera…
E gli oggetti? Un quadro, una collezione di opere, gioielli… non potrebbero valere le stesse considerazioni proposte per gli immobili? Ogni erede vede le cose a modo suo: c’è chi ne è affezionato e li vorrebbe come ricordo e chi come oggetto attraverso cui raggiungere altri obiettivi.
Non da ultima c’è la pedina “denaro”. Qui i possibili progetti sono davvero infiniti: c’è chi ne ha bisogno per vivere, chi per concedersi la realizzazione di qualche sogno, chi per donare a sua volta e via discorrendo.
Tante pedine, tanti rapporti famigliari, tanti desideri. Tutto da muovere con cura sulla scacchiera per arrivare in fondo e vincere…
A volte il gioco si complica e le “mosse” devono essere studiate ancora meglio. Se non hai figli, cosa può succedere? Se sei convivente anziché sposato cosa può accadere? Se vivi un secondo matrimonio? Sono tutte situazioni che richiedono qualche riflessione in più perché il nostro ordinamento da indicazioni precise per la successione del tuo patrimonio in queste circostanze e non conoscerle potrebbe portare ad una distribuzione della tua ricchezza che non corrisponde per nulla a quello che avresti voluto.
Ancora una volta il testamento-scacchiera può venirti in soccorso in queste situazioni. Anzi, mi sento quasi di dirti che rappresenta la “salvezza” di queste situazioni.
Tra l’altro, è anche fra gli strumenti più facili da utilizzare. E’ semplice. Perché sia formalmente valido devi scriverlo di tuo pugno, devi datarlo e firmarlo. Perché sia valido anche nella sostanza, e quindi possa essere effettivamente lo strumento con il quale tu vinci, deve rispecchiare anche alcune regole “matematiche”, deve cioè attribuire il tuo patrimonio secondo le quote minime previste dalla legge per taluni famigliari. Se le sai, il gioco è fatto. Se non le conosci, puoi chiedere consulenza a professionisti adeguati ed essere certo di aver rispettato correttamente le regole senza correre il rischio che tutto venga invalidato per tue imprecisioni.
Il bello del testamento, poi, è che può non essere per sempre. Ovvero puoi modificarlo tutte le volte che lo ritieni necessario; anzi, devi senz’altro farlo ogni qualvolta il tuo patrimonio cambia sostanzialmente in modo da rispettare sempre le regole “matematiche” ed essere pertanto sempre valido. Lo puoi utilizzare sia quando la tua ricchezza è modesta sia quando è articolata e complessa. Pensa, è lo strumento che ha utilizzato anche Bernardo Caprotti per attribuire la sua immensa ricchezza. Non ha fatto ricorso a strumenti complessi. Per organizzare il passaggio del suo immenso, bellissimo e articolato patrimonio alla sua complicatissima famiglia, già per altro segnata da liti per la gestione e la proprietà dell’azienda, Bernardo Caprotti ha utilizzato un testamento. Il suo obiettivo era quello di evitare che la sua grandissima azienda rimanesse ostaggio di liti ereditarie fra i famigliari, già in pessimi rapporti quando lui ancora ne era alla guida, e di fare in modo che ognuno stesse nei propri ambiti senza invasioni di campo…
Parlando del testamento di Bernardo Caprotti, devi sapere che ci sono alcuni famigliari che hanno diritto ad una parte del tuo patrimonio anche contro la tua volontà. Perché allora non dovresti decidere tu quale parte assegnare loro? Tua moglie e tutti i tuoi figli hanno diritto per legge ad una quota. Sia i figli legittimi che quelli nati fuori dal matrimonio che quelli adottati. Sia quelli che ti sono stati accanto e ti hanno accudito nei momenti di bisogno, sia quelli che sono stati lontani da te o che ti hanno, in qualche modo, osteggiato. Vantano, per legge, dei diritti sul tuo patrimonio. Quello che hai costruito con le tue fatiche o che hai a tua volta ereditato. La legge prevede delle quote minime ma sei tu che scegli cosa attribuire.
Oltre queste quote minime, con il testamento hai anche la possibilità di coinvolgere persone terze nel passaggio dei tuoi beni. Come ha fatto Caprotti con la sua segretaria e le persone che gli sono state accanto nella vita. Puoi attribuire ai tuoi famigliari o ad alcuni di essi anche quote di patrimonio in eccesso rispetto alle quote minime. Non è forse utile e necessario provare a dare tu la direzione piuttosto che affidare tutto al caso? Caprotti ha fatto esattamente così…
Qualunque patrimonio, indipendentemente dalla sua entità e complessità, merita di essere tramandato senza subire perdite a causa di parcelle pagate per risolvere liti famigliari e perdite perché “parcheggiato” in attesa di arrivare alla soluzione della lite. Quante aziende non vanno oltre la prima generazione per questo motivo? Troppe. E troppe famiglie si ritrovano allora senza un impiego perché l’azienda per cui lavoravano è bloccata in attesa di dirimere le liti fra chi la deve governare. E troppo famiglie di imprenditori si disgregano perché il fondatore non ha per tempo riflettuto su questi aspetti.
Ora ti chiedo: fare testamento porta sfortuna o ti consente di vincere?
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