L’articolo di oggi nasce dalla conversazione che ho avuto con un caro amico pochi giorni fa e che si trova nella necessità di reperire liquidità per affrontare una spesa. Il mio amico mi delinea a grandi tratti il suo patrimonio finanziario variamente investito fra titoli azionari, obbligazionari, fondi e polizze. Un portafoglio ben diversificato con alcuni strumenti in guadagno ed altri in perdita. Mi cita poi gli strumenti che vorrebbe smobilizzare: quelli su cui guadagna di più.

Anche a te non torna quest’ultima frase? Allora seguimi che proviamo a capire…

Generalmente approcciamo un investimento, che sia su mercati finanziari o su immobili o su auto d’epoca, con l’obiettivo di ottenere un guadagno cioè un incremento di valore del nostro investimento. Crediamo, sulla base di studi e circostanze molteplici, che ciò che stiamo comprando avrà un valore maggiore in futuro per una serie di motivi a noi noti. Consapevolmente dovremmo anche ritenere che lo stesso investimento, per motivi non conosciuti a priori, potrebbe produrre una perdita. Potrebbero cioè non verificarsi tutte quelle ipotesi che deponevano a favore della crescita di valore del nostro investimento.

Le ragioni che possono dar origine ad una perdita su uno strumento finanziario possono essere molteplici e vanno naturalmente indagate. Potrebbero derivare da dati di bilancio che segnalano difficoltà per il titolo che ho comprato, da ragioni sottostanti un trend economico che perdono valenza oppure anche da un cambio di normativa che va ad impattare negativamente le società del settore su cui ho investito ed altro ancora.

Ritengo che il momento in cui iniziare ad indagare queste ragioni sia ieri. Mi spiego: devi costantemente monitorare il tuo portafoglio e valutare se sta’ funzionando, cioè se le ragioni che ti hanno portato a fare quegli investimenti continuano ad essere valide oppure no. E’ come quando stai cuocendo l’arrosto: verifichi che tutto proceda man mano che passa il tempo.. non quando è bruciato nella pentola.

Cosa fare allora se son venute meno le ragioni per detenere uno strumento finanziario in portafoglio? Come trattare un investimento per il quale le prospettive sono cambiate? E soprattutto: cosa ne faccio rispetto a quegli investimenti che invece godono di ottima salute e di prospettive?

Naturalmente non sto’ parlando di vendere uno strumento in preda al panico da oscillazioni negative di borsa, che pure meritano un approfondimento, ma della possibilità di eliminare dal portafoglio un investimento che non ha fondate ragioni per continuare ad esserci.

Contro qualunque sentimento di speranza. Difficilmente in finanza le parole “investimento” e “speranza” possano andare a braccetto, soprattutto se parliamo di “speranza di recuperare”.
E’ doloroso, lo so. Proviamo comunque a metterla in questo modo: avete un giardino bellissimo, con fiori di ogni colore che mettono gioia nel vederli tutti i giorni. E’ motivo di orgoglio da mostrare ai vicini e vi entusiasma quotidianamente .. se non fosse per qualche erbaccia che, qua e là, infesta qualche angolo e che vi dà proprio noia alla sola vista… Tagli i fiori e innaffi l’erbaccia? Oppure elimini quelle pessime comparse e coltivi e ti prendi cura ancor di più del tuo prato fiorito?

E’ proprio come ho letto sul libro di Matteo Motterlini “Trappole Mentali” che ha ispirato il titolo del mio articolo: “Quali sono le azioni che si vendono troppo presto? Quelle in guadagno, naturalmente. Il che è un po’ come curare il proprio giardino tagliando i fiori e innaffiando le erbacce.”

Ecco il mio amico e la sua scelta di come produrre liquidità: gli suggerireste di innaffiare le erbacce? Non credo. Anche io gli ho suggerito di smobilizzare gli investimenti in perdita e tenere quelli “in salute” che hanno prospettive di performance e di risultato. Se così non facesse, si ritroverebbe con un giardino colmo di gramigna e privo di ogni colore. Così il suo portafoglio sarebbe immobile, in attesa di qualche speranza di recupero, forse anche molto remota, e privo di ogni perfomance.

Il suo iniziale atteggiamento è diffuso e comune a molti di noi. Rientra anzi fra alcuni comportamenti tipici che studi recenti di economia comportamentale elencano insieme ad altri e definiscono come “bias” cognitivi. Questi equivalgono a “pregiudizi” che influenzano le nostre decisioni non attraverso un giudizio oggettivo ma attraverso informazioni o circostanze più soggettive e legate alla sfera emotiva.

Credo che conoscere i bias cognitivi che possono portare ad errori di valutazione nella vostra strategia finanziaria possa essere di aiuto. Ve ne presenterò altri alla prima occasione utile..