Nella costruzione dell’asset allocation, appena dopo l’individuazione degli obiettivi del portafoglio, la prima asset class che dobbiamo considerare e di cui dobbiamo stabilire la porzione è la liquidità. Certo, la liquidità è un’asset class al pari delle altre, che spesso invece viene considerata la porzione residuale del portafoglio, quella che non si sa come investire, quella che si tiene lì perché non si sa mai. A volte è addirittura una componente assente alla quale non si è attribuita la corretta importanza.

Pensiamo alla nostra asset allocation: riflette i nostri obiettivi, ha in sé le importanti caratteristiche della diversificazione e della decorrelazione e ci porterà importanti risultati. Ora, però, la dobbiamo “modificare” e “ritoccare” perché, imprudentemente, non abbiamo considerato la variabile liquidità per poter sfruttare alcune situazioni di mercato. Abbiamo sottovalutato una componente fondamentale del nostro portafoglio e, inevitabilmente, ci troviamo a doverne modificare l’assetto originario, costruito (pensavamo) con metodo e consapevolezza.

La liquidità nel portafoglio è importante perché assolve a molteplici funzioni, fondamentalmente di tipo tattico. Investiamo in idee, tradotte in società – paesi – temi, di cui ci aspettiamo un’evoluzione positiva ed una crescita, avvalorate da studi e trend di mercato e di settore. È possibile tuttavia che, durante il periodo d’investimento, accadano eventi sui mercati finanziari che rendono necessario l’utilizzo di liquidità. Per esempio, per aumentare il peso di alcuni temi d’investimento sfruttando opportunità precedentemente inesistenti.

Non è possibile non avere liquidità in portafoglio .. ma non è possibile neppure averne in eccesso!

La liquidità è un’asset class. Se ne abbiamo troppa, il nostro portafoglio è sbilanciato su questa asset class. In quanto tale, inoltre, è influenzata da fattori di mercato: generalmente non patisce le oscillazioni negative o positive legate all’andamento dei mercati finanziari ma subisce l’influenza di altri elementi. Primo fra tutti, l’erosione per inflazione. Considerando periodi necessariamente e correttamente più lunghi di quello attuale, numerose comparazioni fra stati e continenti segnalano l’Italia come uno fra i paesi a più elevato tasso d’inflazione. Ecco allora che detenere un eccesso di asset esposto a questa problematica ci crea un problema sulla performance di portafoglio.

E, parlando di performance, sappiamo bene che il rendimento della liquidità rispetto alle altre due macro asset class più “tradizionali”, azioni ed obbligazioni, si colloca in ultima posizione. Ancora una volta, pesare eccessivamente nel portafoglio l’asset class con minore rendimento ci penalizza l’intero portafoglio.

Attenzione però a non confondere la liquidità del portafoglio di investimenti con la liquidità tenuta sul conto corrente per la gestione della quotidianità, per gli imprevisti e le spese improvvise. Questa infatti è liquidità che deteniamo per prudenza e per gestione ordinaria; non deve interferire con la liquidità di portafoglio destinata ad essere utilizzata per i mercati finanziari.

Anche la liquidità per gestire gli imprevisti e le spese inattese non deve essere in eccesso. Non è un’allocazione efficiente delle proprie risorse e non risolve gli imprevisti come si potrebbe pensare. Dagli eventi non desiderati ci si protegge con le adeguate coperture assicurative, studiate per proteggere esattamente nel modo voluto. Non con la liquidità.

Calcoliamo allora quanta liquidità ci serve per la gestione ordinaria e valutiamo quali sono i rischi dai quali proteggerci con le coperture assicurative adeguate. Il resto andrà a comporre in modo più efficiente la porzione di liquidità del nostro portafoglio investimenti.