Irrinunciabile lo spunto che mi offre una cara collega mettendo a confronto due passaggi generazionali e facendone emergere in modo curioso la rigidità di uno e la flessibilità dell’altro.

Ti ripropongo il paragone e condivido con te la più utile considerazione di cui devi appropriarti.

Si tratta di due casi reali, il primo dei quali vede protagonista un imprenditore ed il secondo il top manager di un’importante multinazionale.

L’imprenditore è sposato, ha tre figli ed è proprietario di un’azienda agricola insieme ad un cugino. All’azienda agricola fanno capo sia l’abitazione della famiglia dell’imprenditore, sia i fabbricati funzionali all’azienda (ricoveri per gli animali, attrezzature, officina). L’imprenditore ha in comproprietà con il cugino anche un’abitazione in una località marittima. I conti correnti dell’azienda non attraversano un periodo florido a causa dei raccolti scarsi degli ultimi anni e del prezzo dei cereali in costante calo. L’imprenditore sta addirittura valutando la vendita di qualche asset per rientrare di un’esposizione finanziaria che non lo lascia tranquillo. Dei tre figli, solo il primo ha già completato il periodo universitario e lavora presso un’azienda in un’altra città. Gli altri due stanno terminando gli studi ma, come il primo, non sembrano interessati a continuare l’attività di famiglia. La moglie insegna ed è completamente estranea alla gestione dell’azienda agricola.

Il top manager ha anche lui tre figli di cui uno all’estero per lavoro, uno agli esordi dell’attività commerciale che ha da poco avviato e l’ultimo in fase di conclusione degli studi universitari. Il patrimonio è articolato su un’unica bella abitazione famigliare e molteplici asset finanziari. Niente immobili per i figli perché è convinto, insieme alla moglie, di lasciar loro libera scelta in merito, offrendo sostegno economico al momento opportuno.

Purtroppo, ad un certo punto, sia al top manager sia all’imprenditore, la vita riserva imprevisti. All’imprenditore, entrato in ospedale per un intervento di routine, capita che l’errore di medico ne provoca il decesso. Al top manager, invece, viene diagnosticata una malattia degenerativa.

Cosa succede dopo? Ecco il confronto della diversa gestione “a monte” della situazione imprevista..

Il passaggio generazionale dell’imprenditore avviene in un momento già complicato dalla presenza di debiti, situazione che si acuisce con il fatto di essere presenti nel perimetro patrimoniale parecchi immobili, sia adibiti a residenza sia adibiti all’attività dell’azienda. Sugli immobili, infatti, vanno pagate le imposte ipo-catastali che vanno “saldate” prima ancora di poter entrare in possesso di eventuali disponibilità finanziarie. La moglie dell’imprenditore si trova costretta a dover liquidare i propri investimenti e a dover impiegare il ricavato e le somme che aveva ereditato dai propri genitori per pagare queste imposte. Non solo: bisogna decidere se subentrare nella società agricola: da sola? Con i figli? … Con quali competenze? Meglio nominare un manager? Oppure vendere … al cugino? A soggetti esterni? E c’è l’esposizione debitoria da sistemare. La signora potrebbe vendere una piccola abitazione di sua proprietà ma è proprio quella che il primo figlio desidererebbe come abitazione della propria famiglia. Il rapporto con il cugino del marito rappresenta un grosso problema: non sono mai stati particolarmente in sintonia. Della casa in comproprietà al mare è necessario liberarsi ma il cugino non è intenzionato, né in realtà può, rilevarla. Immobile bloccato. Disponibilità liquide insufficienti. Continuità dell’azienda a rischio. Rapporti famigliari in bilico.

Diversa la situazione del top manager.

Nel momento in cui gli viene diagnosticata la malattia, osserva con lucidità la sua situazione patrimoniale. Dal punto di vista immobiliare, adotta la scelta che tutela maggiormente la moglie e che le garantisce la continuità certa di utilizzo della loro abitazione. Dal punto di vista finanziario, rimodella il proprio portafoglio andando a posizionarsi su strumenti che permetteranno ai suoi eredi di entrare in possesso delle disponibilità finanziarie in tempi rapidi. Non può fare nulla per sé, oltre che seguire le cure per lui definite. Può fare molto per le persone intorno a lui. E così fa.

Certo, il top manager ha comunque avuto tempo per fare delle scelte adeguate relative al trasferimento dei suoi beni ai suoi eredi.

Proprio qui deve stare la tua consapevolezza. Nessuno sa ciò che il destino riserva e quando. Solo tu puoi fare la differenza e la differenza sta nel non subire ciò che il destino ha pensato per te. Mai.

Il fatto di disporre di un patrimonio più articolato non deve indurre a pensare che non c’è soluzione… tutt’altro. Proprio perché è più articolato, il suo trasferimento va studiato minuziosamente.

A te, ciao.